<Cosa? Che cazzo, perché è capitato a lei? Per una volta che mi volevo divertire io con questi schifosi ioniani...>
<Capita a chi capita, Pseudo; così vuole il destino.>
<Non ci faccio niente col destino, Conte. Io voglio le anime, voglio il sangue, hai capito? IL SANGUE! Ho fame...>
E' lo spirito a bisticciare, invisibile ad occhi viventi ed inaudibile se non all'anima che possiede adesso il corpo. La giovane si porta la mano alla testa e sussurra con voce supplichevole: <Per favore, potreste evitare? Sapete che a me non piace fare quel che facciamo...> Indugia, non vuole dire "uccidere": da viva cercava di non utilizzare mai quel verbo, la faceva sentire sporca. Ma adesso le cose sono decisamente cambiate. Adesso le vite umane non le salva più, bensì le distrugge.
<Ah, certo, santarellina. Perché non mi lasci spazio allora? EH?>
<Pseudo, per favore. Non disturbiamo oltre Suzanne e lasciamo che sia lei per questa volta a prendere le redini della situazione, va bene? Sono certo che non ci deluderà affatto e che alla fine di questa possessione avremo un'anima di cui nutrirci>
Qualche secondo di silenzio passa.
<Molto bene. Grazie, Pseudo. Così sarà più veloce e facile per tutti noi>
<Siamo fortunati. Qui vicino c'è una piccola città e sicuramente troveremo qualcosa di cui nutrirci nel rispetto degli spiriti>
Suzanne alza la testa e si guarda intorno: il boschetto sembra estendersi ovunque attorno a lei, e non conosce bene Ionia come Demacia, quindi domanda a bassa voce e in maniera rispettosa: <Da che parte devo andare, Hanzo?>
<Direzione nord. Non manca molto. E' un villaggio di monaci guaritori.>
La giovane annuisce e continua a camminare, accompagnata dalla presenza familiare delle altre anime invisibile però a chiunque altro.