Lost Chapter of Runeterra

Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.

League of Legends Gdr Forum Italiano


2 partecipanti

    Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare

    avatar
    SickAnto


    Messaggi : 18
    Data d'iscrizione : 10.04.16
    Età : 28

    Character sheet
    Vita:
    Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Left_bar_bleue10/10Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Empty_bar_bleue  (10/10)
    Mana:
    Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Left_bar_bleue20/20Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Empty_bar_bleue  (20/20)
    Difesa: 13

    Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Empty Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare

    Messaggio Da SickAnto Sab Apr 30, 2016 9:16 pm

    La Mezza Ascesa

    Sitra nacque secoli fa nella vecchia capitale del glorioso impero di Shurima, presso una semplice famiglia nobiliare. Venne istruita nel miglior modo possibile che i suoi genitori potessero offrirle e negli studi si dimostrò molto brava, se non la migliore, tra i suoi coetanei.
    Col passare del tempo arrivò a saltare le lezioni e divenne sempre più superba, considerando noiosi gli insegnamenti dei suoi maestri, senza alcun senso logico e particolarmente inutili per la sua vita in età adulta.
    Preferì iniziare ad andare in giro presso la zona povera della città per guardare con superiorità la gente umile del luogo.
    Non dava molta attenzione a quelle persone in realtà, le importava solo pavoneggiarsi per il suo intelletto e per il suo aspetto pulito e ben curato visto che girava con vestiti ricchi di colori e qualche gingillo.
    Forse per questo, a dodici anni, mentre aveva saltato come suo solito la lezione e si aggirava nei bassifondi, tre uomini armati insieme ad uno sciacallo cercarono di rapirla iniziando ad inseguirla per le vie.

    Arrivata in un vicolo poco popolato, però, all'animale venne dato l'ordine di attaccarla, il quale la morse nel braccio sinistro, facendola cadere a atterra. In quel momento, vedendo il ghigno di quei tre loschi uomini sentì per la prima volta un nuovo sentimento: paura. Fortunatamente per lei, un uomo che passava da quelle parti intervenne in suo soccorso, cacciandoli via. In seguito, il soccorritore si inginocchiò per aiutarla nell'alzarsi.
    Era di grande statura e stazza, con dei semplici vestiti addosso ed un copricapo ad avvolgergli la testa. Si presentò con il nome di Reseph, un uomo sulla sessantina d’anni, ex-capo delle guardie ormai da considerare in pensione.

    Sitra rimase però sorpresa e confusa dal gesto fatto dall’uomo, visto il proprio modo di pensare. Perché salvarla quando aveva trattato male e con disprezzo chiunque vivesse in quella zona?
    Non lo comprendeva per niente, e credendo fosse solo per ottenerne una ricompensa la bambina gli offrì denaro come ringraziamento, proposta alla quale lui rifiutò all’istante. <L’ho fatto perché era giusto e di mio dovere. Ingiusto sarebbe stato far finta di non vedere nulla e lasciare quei tre idioti compiere il loro sporco lavoro.>
    Sono queste le parole che le rimasero più impresse nella mente. Continuando ad ascoltarlo divenne sempre più curiosa. Chissà cosa poteva imparare grazie a lui.
    Così decise di ospitarlo nella sua casa, dandogli il ruolo di suo mentore personale, visto che voleva in qualche modo ringraziarlo.
    Dopo varie insistenze l’uomo, un po’ rassegnato ma non di certo dispiaciuto, accettò.

    I genitori non presero molto bene l'idea di Sitra, considerandola stravagante ma anche loro alla fine cedettero al suo volere, sperando che così facendo potessero migliorare la sua situazione in ambito di studio. Così, sotto la guida del nuovo insegnante privato, Sitra riuscì ad ottenere nuovamente ottimi risultati, nonostante di tanto in tanto continuasse a saltare le lezioni. Il suo carattere non migliorò affatto.

    Reseph riuscì a sfruttare questo suo vizio nello sgattaiolare via per farle conoscere in maniera più approfondita le periferie, accompagnandola addirittura in taverne e locande, luoghi pressoché inadatti per le ragazzine, soprattutto nobili.
    Li, le furono raccontate leggende e storie, cose che fino a quel momento ignorava o di cui poco importava, considerandole solo delle stupide fantasie o baggianate di ciarlatani. Venne a conoscenza degli Ascesi e del loro ruolo, sentendo anche le imprese dei fratelli Renekton e Nasus.
    Man mano che il suo mentore continuava a narrarle sugli Ascesi, lei ne rimase sempre più sbalordita, sembrava abbeverarsi di quei racconti come un dissetato tanto che affermò a Reseph, con decisione, di voler diventare un’Ascesa.
    Lui ci rise sommamente, rinfacciando che ella non era di certo adatta al compito visto il suo comportamento egoista e superbo. Doveva compiere anche un atto importante per guadagnarselo.
    Lei prima sbuffò per poi rimanere in silenzio, seria e pensierosa.
    Rimase silenziosa per alcuni giorni, senza saltare alcuna lezione e questo ne destò sospetto sia da parte dei genitori che nel suo mentore.

    Una mattina Sitra scomparve, aumentando così la preoccupazione dei genitori, i quali iniziarono a cercarla in ogni luogo possibile della città, fino a quando non fu proprio Reseph a trovarla nei bassifondi, la sera, intenta ad aiutare la gente, chi per un compito chi per un altro, con i vestiti un po’ stracciati e sporca di terra.
    La spiegazione del perché di questi gesti benevoli da parte sua non la diede mai, se non ripetendo la solita frase: “L’ho fatto perché era giusto e di mio dovere”.
    Passò anni dedita al donare oro, vestiti o viveri alla gente che ne aveva bisogno oppure nel finire un lavoro come portare dell’acqua da un pozzo ad una casa o tagliare legna, ogni cosa che considerava potesse aiutare lo faceva. E se prima la maggior parte della gente non la sopportava per il suo atteggiamento altezzoso ora l’avevano addirittura presa di simpatia, tanto da salutarla quando passava.
    Ovviamente alcuni vizi del suo carattere non cambiarono e anzi, aveva sviluppato anche un atteggiamento rissoso nei confronti di chi non la rispettava tornando sempre a casa con qualche occhio nero o livido, una cosa poco adatta ad una nobile.
    La madre addirittura svenne quando per la prima volta che la vide in quello stato.

    Quando compì quindici anni Reseph decise di sfruttare questo suo lato per allenarla nel combattimento. Considerava che fosse inutile forzarla a diventare una nobile donna in tutto per tutto ad attendere un buon partito visto che a lei importava ben poco, quindi propose ai genitori di lasciarla unire nel esercito per addestrarsi a dovere.
    Lui non aveva nemmeno problemi nell'arruolarla visto che aveva dei contatti che facilitavano il suo problema d'essere donna.
    I genitori, rassegnati, accettarono la proposta considerandola anche la miglior cosa da fare. Sitra dunque si allenò a diventare un soldato di Shurima e Reseph la aiutò in questo facendogli svolgere duri lavori sia fisici che mentali, ovviamente senza il rischio di ucciderla.

    Le abilità che acquisì furono eccezionali riguardo all’uso della lancia e nel muoversi rapidamente, puntando più sulla sua agilità che sulla forza bruta. Le prestazioni non passarono inosservate e alcuni generali, quando la ragazza aveva diciassette anni, decisero di metterla in un gruppo di giovani ragazzi, tra i più promettenti dell’Impero.
    Erano in cinque: Teta, ragazzo di venti anni, un po’ robusto, particolarmente serio e abile con il kopesh, Sitra lo considerò una sorta di rivale; Nizam, di diciotto anni, magro e l’arciere del gruppetto, dall’atteggiamento simpatico e molto socievole; Jabari, venticinque anni ed il più grande, dalla stazza particolarmente enorme, alto quasi due metri, era il più forte nel corpo a corpo e portava un enorme scudo con se, rifiutando altre armi, lei lo considerava un tipo bizzarro per il suo carattere silenzioso e pacifico, per niente proteso alla violenza nonostante il suo aspetto; Ani, la più piccola, sia di età che di altezza, aveva quindici anni e raggiungeva un metro e sessantacinque di altezza, perlomeno timida e non dedita a socializzare, non mostrava particolari abilità se non l’utilizzo di una daga per difendersi ed usare l’intelletto riguardo a tattiche e strategie da applicare.
    Come Sitra, anche lei aveva il problema riguardo al sesso e a differenza della nobile ebbe molte difficoltà ad entrare a far parte dell’esercito, dovendosela sempre cavare da sola perché figlia di semplici contadini.
    Sitra considerava Ani una tipetta curiosa e qualche volta l’aiutava in caso ne vedesse la necessità. Infine c’era ovviamente Sitra che all’inizio non aveva interesse nel relazionarsi con gli altri quattro, concentrandosi solo al suo scopo ed agli obbiettivi da portare a termine. Con il passare del tempo però si affezionò a loro tanto da considerarli dei veri amici, i primi avuti in vita sua visto che l’unico amico fino a quel momento era stato solo Reseph, anche se lo considerava di più come un secondo padre.
    Dopo cinque mesi d'allenamento, fu dato loro il primo compito, non facile ma nemmeno molto difficile da compiere: dovevano scovare un covo di banditi a nord di Shurima ed eliminarlo, per via delle loro scorribande nelle vie carovaniere.

    Però c’era un problema da risolvere prima di tutto, chi doveva essere il leader del gruppo e come previsto i due a scontrarsi furono Sitra e Teta, che combatterono per una giornata intera fino alla mattina seguente. Nessuno dei due vinse ma si arrivò ad una decisione: entrambi avrebbero guidato il gruppo, con una collaborazione reciproca. Risolto il problema, partirono. In tre giorni riuscirono a scoprire le tracce che li portarono nel luogo dove si erano stanziati i banditi, un accampamento dietro alcuni massi di pietra. Di certo non potevano affrontarli direttamente e quindi Ani pianificò un piano che consisteva di attaccarli la notte profonda, eliminandoli mentre dormivano.
    E così fecero lasciando solo vivo il capo di essi, per decisione di Sitra, volendolo portare in città come “trofeo”. Furono premiati al loro ritorno con un ingente denaro da spartire.
    Sitra rifiutò disinteressata la sua parte e anzi la regalò ad Ani pensando ne avesse più bisogno, e decidendo anche di festeggiare portando i suoi amici in una delle migliori taverne della città, pagando a sue spese bevande e viveri.
    Passarono altri tre mesi per il loro secondo compito che stavolta consisteva semplicemente nel fare da guardia ad un'importante merce che si doveva trasportare da una città dei confini fino alla capitale.

    Durante la partenza, Reseph decise di farle un regalo, consegnandole una lancia a doppia lama decorata tutta in oro escluse le lame di un metallo pregiato e molto resistente. Disse alla ragazza che era possibile anche di dividerlo dal centro facendo si che si potessero avere due armi e che la lancia era stata immersa nell’acqua denominata Madre della Vita, così che fosse impossibile rompersi. Lei sorrise al regalo e trattenne le lacrime abbracciando l’ormai vecchio uomo, ringraziandolo infine.

    Ci impiegarono tre settimane nell’arrivare nella città, dove la merce si rivelò soltanto un baule di metallo e media grandezza, tutto decorato in oro. Il gruppetto rimase stranito al vederlo e anche un po’ deluso aspettandosi qualcosa di più imponente da trasportare.
    Alla seconda settimana del viaggio di ritorno, la carovana venne attaccata a sorpresa da un gruppo di banditi di venti uomini che uccisero quasi tutti tranne loro cinque e altre sette persone. Difesero con tutte le loro forze il baule ma gli uomini cadevano con facilità, rendendo più difficile il compito, tanto che che dovettero arrivare ad una decisione disperata, cioè che alcuni di loro si sacrificassero per permettere agli altri di andare via con il baule. Sitra rifiutò all’istante, non voleva abbandonarli e preferiva morire accanto a loro piuttosto che scappare.
    I cinque lottarono con tutte le loro forze ma uno ad uno iniziarono a cadere anche loro. Rimaste solo Ani e Sitra ma gravemente ferite, la nobile si sentì attratta da qualcosa, una sorta di richiamo che proveniva dal baule e lei, quasi ipnotizzata lo aprì osservando ciò che c’era: un globo d’oro con il simbolo di Shurima che conteneva un po’ del potere del sole. Era stata scelta per salvare l’oggetto, offrendole il dono di diventare un’Ascesa. Lo prese in mano e l’energia le pervase il corpo con una luce accecante che la circondava, sollevandosi in aria. Appena tornò per terra, era parzialmente cambiata.
    Aveva una lunga coda, delle orecchie da gatto entrambi neri e gli occhi d’oro. Capì che l’ascensione funzionò solo a metà, visto che non era totalmente pura e aveva la sensazione di essere legata al globo. A parte ciò, quell'oggetto conteneva solamente una minima parte della magia del disco solare, cosa che comunque non avrebbe potuto portare ad una completa Ascensione.
    In seguito, scatenò la sua furia verso i nemici e grazie ai poteri acquisiti questi vennero tutti eliminati in breve tempo, per poi prendere il globo e Ani in braccio, la quale era svenuta durante lo scontro. Vagò per giorni senza sosta finché non vide finalmente la capitale, svenendo davanti alle porte per via della troppa perdita di sangue causata dalle ferite in tutto il corpo.

    Si risvegliò dentro una vasca d’acqua completamente guarita dalle ferite che non lasciarono alcun segno. Ad attenderla c’era Ani sorridente nel rivederla sana e salva. L'amica pianse e abbracciò Sitra per via delle perdite subite. La mezza ascesa rimase immobile cercando di consolarla semplicemente volendo rimanere forte e spiegando in seguito all’amica del suo cambiamento. Più tardi, arrivarono due sacerdoti che confessarono a Sitra che quell’oggetto era in grado di imprigionare qualunque essere esistente su Runeterra, persino un Asceso, e la parte peggiore che chi lo possedeva ne cadeva sotto il suo controllo. Quindi non ci volle molto nel capire che il suo nuovo compito era proteggere e conservare il globo lontano da mani sbagliate.

    Il periodo seguente lo trascorse a tenere nascosto quell’oggetto, intrattenendosi anche con ogni svago e piacere che la vita potesse offrirle in un piccolo tempio dove veniva anche venerata, ormai non le importava più niente del resto.
    Non assistette nemmeno al funerale di Reseph quando morì tre anni dopo la sua ascensione e Ani con molta difficoltà riusciva a fare una discussione con lei. Stranamente, fino ai trentacinque anni il suo corpo maturò normalmente, nonostante la vita longeva che aveva acquisito. In quel tempo la sua amica abbandonò l’esercito non vedendo alcun motivo nel restare, si sposò, vivendo nella piccola fattoria di famiglia in un villaggio non molto lontano dalla città ed ebbe una figlia.
    Sitra, che si era appunto isolata, quando la vide con la neonata in braccio rimase sorpresa ma non si scompose dandole semplicemente le congratulazioni e informandola che aveva preso la decisione di andarsene via dalla capitale a girovagare per tutto l’impero, proprio quando c’era in atto la cerimonia per l’ascensione dell’imperatore.
    Ani cercò di dissuaderla, chiedendole di aspettare e vedere insieme a lei il processo ma fu inutile e quindi si salutarono con un forte abbraccio che Sitra, imbarazzata e per niente più abituata, ricambiò goffamente.
    Ani però come ultimo favore le chiese di badare alla bambina loro casa fino a quando non sarebbe tornata dalla capitale. Con un po’ di riluttanza accettò, portandola nel villaggio dove abitava l'amica e attendendola con molta pazienza visto che non aveva tempo da perdere anche se per lei era frustrante accudire la neonata.

    Poco tempo dopo, mentre beveva del vino in una taverna del piccolo villaggio, venne a conoscenza del disastro accaduto nella capitale e allarmata, si diresse in tutta fretta sul luogo ma vide solo un cumulo di sabbia ed edifici distrutti. Si accasciò a terra, incredula all’orrore che stava osservando, rialzandosi per andare a cercare le persone che le stavano a cuore. Ma non trovò nessuno…niente…non c’era traccia di vita…pianse a dirotto, disperata e lanciò un urlo straziante. Malediceva chiunque le avesse portato via i suoi genitori e la sua amica e chi fu la causa di questa distruzione, giurando su se stessa che se fosse stato ancora vivo l’avrebbe eliminato con le sue stesse mani.
    Era furiosa anche con se stessa sentendosi inutile nel non essere riuscita a proteggere nessuno, ma riuscendo a calmarsi iniziò a riflettere su cosa fare della bambina, visto che di certo non poteva occuparsene lei, e così decise di trovare una buona famiglia da regalarle.
    <E’ l’ultimo favore che ti faccio.>
    Esclamò, per poi andarsene da quella che ormai era una tomba di migliaia di persone. Dopo varie peripezie di giorni finalmente riuscì nella sua ricerca e abbandonò la bambina davanti alla porta per poi andarsene verso il sud di Shurima, nel deserto Sai, dove in una altura costruì nel tempo un luogo di rifugio fatto di pietra, quasi a raffigurare un tempio, dove proteggere il globo conservato dentro il baule.

    Passarono anni e anni e senza contarli rimase nel suo “tempio” finché un giorno alcuni uomini che girovagavano a caccia di Xer’Sai trovarono la struttura, presupponendo che ci fossero enormi ricchezze nascoste.
    Sitra, che era uscita per fare una semplice passeggiata e sgranchire le gambe venne adocchiata da questi che, dapprima straniti dal suo aspetto, in seguito ne approfittarono per entrare dentro l’edificio. Cercarono qualcosa di valore dappertutto ma non trovarono niente finché non videro il baule nascosto dietro alcune pietre.
    Il capo aveva fra le mani il misterioso oggetto quando Sitra tornò furiosa e si diresse verso di lui ma accadde qualcosa di inaspettato, era impossibilitata di muoversi, come se qualcosa la stesse trattenendo. Involontariamente l’uomo aveva attivato l’oggetto che aveva creato delle catene per bloccare la mezza ascesa. A questa scoperta l'uomo scoppiò a ridere, comprendendo in poco tempo come utilizzarlo e per prova, ordinò a Sitra di inginocchiarsi. Lei non potendo opporsi lo fece, con la rabbia che le cresceva sempre di più, cercando di rimanere lucida ed escogitare qualcosa. Non poteva ucciderlo direttamente ma poteva fare qualcos'altro. Distruggere la struttura. Scagliò dalle lame della lancia dei raggi di luce che distrussero i pilastri che sorreggevano il tetto e gli uomini, preoccupati, iniziarono ad uscire fuori da li, tutto tranne il capo che perplesso dall’azione rimase lì dov'era. Il globo cadde proprio davanti alla donna che intanto guardava con un sorriso beffardo l'uomo che moriva travolto dalle macerie.

    Guardò l'oggetto che aveva protetto con rabbia e odio, considerandolo la causa di tutte le sue sventure e con la lancia lo colpì. Questo si sentì “tradito” causando così la sua prigionia dentro la sua arma vista l’energia fuoriuscita e rivoltatasi contro di essa. Rimase intrappolata per secoli dentro la lancia in attesa della libertà ma nessuno la poteva vedere, ne sentire, ne toccare e la gente che si inoltrava in quella zona moriva sotto i suoi occhi di fame o sete, per il caldo, oppure attaccate dalle bestie che infestano il deserto. Provò gusto col tempo a vederli soffrire, perdendo ogni interesse di aiutarli. Ormai per lei ogni speranza era diventata un illusione…

    Descrizione Fisica

    Anni: svariati secoli
    Provenienza: Shurima
    Capelli: tra il nero e marrone
    Altezza: 1.87 cm
    Occhi: Pre-Ascensione color nocciola; Post-Ascensione color oro
    E' formosa, dai capelli corti, scura di pelle e dall'aspetto di una trentenne. Vista la sua nobile provenienza e l'addestramento militare, tende a muoversi elegantemente con un buon portamento. Preferisce vestiti molto pregiati, curati nei dettagli, leggeri e indossare vari gioielli e gingilli.

    Segni particolari: ha un segno del morso di un sciacallo nel braccio sinistro, nascosto da un bracciale. Inoltre, possiede una lunga coda nera e delle orecchie da gatto nere.

    Descrizione Psicologica
    Il suo atteggiamento nei confronti degli altri è per lo più superbo e malizioso, considerando tutti gli altri inferiori a lei, stuzzicandoli quando ne sente il bisogno e se ci trova qualcosa di interessante, sennò non li degnerà di uno sguardo ignorandoli. Però davanti ad alte cariche come Re o Imperatori tende ad avere un comportamento formale e rispettoso, ovviamente se è ricambiato. Particolarmente scherzosa, ama sopratutto il black humor ma è pessima nel fare battute, lasciando inquietudine alla "vittima". Nonostante ciò, è seria quando ce n'è bisogno ma evita sempre di parlare riguardo il suo passato, esprimendo un volto particolarmente triste quando le viene chiesto o accennato, per poi cercare di cambiare discorso. Si rende molto socievole e simpatica, sopratutto quando si tratta di bere, specialmente vino, che se le viene offerto prenderà subito in simpatia la persona. I poteri acquisiti da Mezza Ascesa, la rendono difficile da essere ingannata, riuscendo anche a sentire la presenza di una magia in un individuo e catalogarlo se oscura o meno. Ha un odio profondo verso i cani e specie simile, tanto da volerli uccidere a prima vista, mentre adora mangiare pesce o uccelli, per via del carattere felino acquisito e ciò la comporta ad agire anche d'istinto. Sebbene ci prenda gusto nel veder soffrire la gente, tende ancora ad aiutare qualche volta per l'abitudine che aveva durante la sua vita, rimanendo indifferente nei ringraziamenti ma apprezzando se ci guadagna qualcosa. Considera Serq di sua proprietà e se una persona si avvicina troppo a lei (ci provi o tenti di ucciderla) interviene all'istante, minacciando di castrare, sventrare, decapitare e impalare l'interessato.

    La Nomade

    Serq nacque in uno dei tanti piccoli villaggi sparpagliati nell’immenso deserto di Shurima da due nomadi mercanti, Shakir il padre e Nenet la madre. La sua infanzia la visse seguendo sempre la sua famiglia e quando si stazionavano in un villaggio per un breve periodo, cercava di fare qualche amicizia con i bambini del luogo anche se col tempo questo bisogno venne meno per via del soggiorno temporaneo. Verso i tredici anni la famiglia si unì ad una tribù di nomadi, capeggiato dal nonno materno, Astes, e lì fece la particolare conoscenza di un ragazzo della sua stessa età e l’unico del gruppo, Ankhu. I due crebbero insieme affezionandosi sempre di più e creando alla fine un legame fraterno, anche se c’è chi sosteneva che da grandi si sarebbero messi insieme, visto il loro affetto. Ankhu ogni volta che lo sentiva, arrossiva e iniziava a balbettare negando ciò in maniera molto goffa, mentre Serq invece rimaneva in silenzio, distogliendo lo sguardo e inventandosi qualsiasi scusa per allontanarsi da quei pettegolezzi, non interessandosi e senza darci peso. Lei non ha mai provato niente se non considerandolo come un fratello, ma la stessa cosa non poteva dire per l’amico, non riuscendo mai a capire le sue vere intenzioni.

    A quindici anni, il nonno regalò alla ragazzina una daga dal manico e fodero nero, come passaggio di testimone. Infatti il pugnale era della famiglia della madre Nenet da svariati secoli e si dice che l’originale possessore fosse un celebre soldato del vecchio impero shurimano e secondo alcuni possiede poteri mistici. Esso voleva anche simboleggiare una grossa responsabilità a chi lo custodiva e vedevano che Serq ormai aveva raggiunto, nonostante l’età, la maturità per concederle questo onore. Ella accettò esitando solo per un breve istante, per poi prendersi l’arma che fu il primo oggetto di enorme valore che ebbe. Se ne prese cura in maniera impeccabile e addirittura si allenò nel maneggiarla così da poterla usare in caso di bisogno.
    Durante quegli anni sviluppò un certo interesse per l’archeologia e astronomia, usando un piccolo quaderno di appunti per disegnare varie mappe di costellazioni e varie rovine che si incontravano durante il tragitto, cosa tipica del deserto. Raramente si riusciva a trovare qualcosa di alto valore visto che si era preceduti sempre da sciacalli o predatori di tombe in cerca di un po’ d’oro e, in altri casi, si rischiava di fare brutti incontri come con gli Xer’Sai nel deserto Sai, luogo che i suoi genitori hanno scongiurato di non attraversare, preferendo zone più “sicure”.

    Ma di sicuro c’era ben poco, e banditi o predoni erano cosa quasi giornaliera, pericoli che ogni volta il gruppo di nomadi dovette cercare di evitare. Raggiunti i diciassette anni, il gruppo si divise tra i vari disguidi che c’erano tra le famiglie e Ankhu decise di non intraprendere più la vita da nomade ma seguire quella sedentaria della sua famiglia stanzionandosi in un piccolo villaggio dove suo padre aveva acquistato un pezzo di terra di una fattoria. Così salutò Serq, dandole un forte abbraccio che lei accolse senza troppi problemi ma senza esprimere niente a riguardo se non accennando un sorriso e promettergli che si sarebbero incontrarsi di nuovo in futuro e che quello non fosse un addio.

    Qualche mese più tardi, durante un tragitto la tribù fu assalita da dei predoni che massacrarono buona parte della gente. Durante quella strage Serq vide morire davanti ai suoi occhi l’amato padre che venne sgozzato e in preda alla disperazione supplicò quegli uomini di non uccidere la madre ed il nonno, di porre fine alla carneficina, mostrandogli il coltello e offrendoglielo in cambio della vita. I predoni accettarono ma imprigionarono i sopravvissuti, considerandola un’ottima merce da portare nel mercato di schiavi.
    In catene, vagò durante il giorno camminando sotto il sole ardente, sfamata a malapena, mentre durante la notte sentiva le urla della madre che subiva le atrocità da quei “commercianti”.
    Venne acquistata da un mercante noxiano volendola portare nella sua città e venderla come serva o cortigiana, essendo considerata una “merce esotica” e fu divisa dal restante gruppo. Ironia volle che quel noxiano avesse acquistato anche il coltello, essendo un collezionista di armi antiche.
    Durante una notte dove la quale si accamparono non molto lontano dal deserto Sai, Serq venne svegliata e presa da uno dei schiavisti che erano insieme al mercante, portandosela dietro a delle rocce per sfruttarla a suo piacimento.
    Ma si sentirono degli spari e si fermò per andare a controllare, scoprendo che tutti gli uomini con lui che erano stati uccisi da un mercenario armato di due pistole, uomo che non ci mise molto a neutralizzare pure lui con un colpo alla testa.

    Serq, invece, rimase dietro le rocce spaventata, pensando che fosse arrivata la sua ora ma in realtà non fu così. Infatti il mercenario quando si avvicinò alla ragazza, con un colpo di lama che fuoriusciva dal braccio sinistro (rivelandosi una protesi di metallo), spezzò le sue catene liberandola e le rivelò che il suo obbiettivo era proprio il mercante visto che gli era stato assegnato di ucciderlo in cambio di una buona ricompensa.
    Il viso dell'uomo era più che altro coperto da un cappello e da una bandana che permetteva solo di vedere un ciuffo di capelli castani e gli occhi neri. Non disse chi era fino a quando non glielo chiese Serq e si presentò con il nome di Ray ’Eagle” Lloyd, proveniente da Bilgewater, sulla quarantina, che come lavoro faceva il mercenario ma anche cacciatore di taglie.
    Come ringraziamento, la ragazza prese un semplice filo di lana e glielo consegnò. L’uomo stranito per il dono accettò senza troppi problemi e anzi, regalò alla ragazza i suoi occhiali da aviatore avendo notato che ella volgeva con particolare interesse verso di essi, per poi andarsene per la sua strada, salutando con la mano robotica in lontananza, ormai non aveva alcun motivo nel restare li e di certo non aveva intenzione di portarsela con sé. Preso tutto ciò che le serviva dall’accampamento, compreso il suo pugnale, anche lei va via da li sopra un cammello sfruttando il cielo stellato per orientarsi e cercare la madre ed il nonno.
    Arrivando vicino al deserto Sai, luogo che gli era stato fortemente proibito di passare, la curiosità della ragazza divenne più forte del buon senso e decise di “dare un’occhiata” addentrandosi sempre di più curiosa di studiare il paesaggio.

    All’inizio non trovò alcun ostacolo o minaccia però più tardi alcuni gruppi di Xer’Sai notarono la ragazza e la seguirono.
    Lei cercò in ogni maniera di scappare e per giorni non si fermò per niente, usando il cammello anche come esca per distrarli e sperare che bastasse alle bestie per saziare la loro fame. Dopo una lunga fuga, arrivò sfinita e affamata in un’altura, dove c’erano racimolati dei massi dalla forma particolarmente lineare e che sembravano fatti dall’uomo. Volendone sapere di più, decise di aprirci un varco usandolo anche come rifugio. Entrando, vide soltanto qualche disegno nelle pietre e al centro una lancia e si accasciò a terra non avendo più le forze, volendosi solo riposare.
    Cinque Xer’Sai però, erano riusciti a trovarla e si avvicinarono verso la ragazza a passo lento, ormai vedendola senza alcuna via di scampo. Stanca, tentava di alzarsi e prendere l’arma ma era inutile fino a quando non vide davanti a lei, una donna circondata da un alone dorato, sorridente quasi a gustarsi quella scena.

    Per istinto, afferrò la caviglia della donna che rimase sorpresa dal gesto
    <Com'è possibile...>
    Mormorò mentre la ragazza la guardava negli occhi implorandola di aiutarla.
    La donna con il sorriso di prima, accettò allungando la mano, dicendole che avrebbero stipulato un patto visto che lei era prigioniera di quel luogo e vedeva in Serq la possibilità di essere di nuovo libera.
    <Ma ricorda, questo ci legherà rendendo impossibile sciogliere il patto.>
    Fece notare alla fine ma Serq non esitò e strinse la mano della donna che ne causò la sua liberazione proprio mentre una delle bestie la stava per attaccare.

    La ragazza però non era più li, al suo posto c’era in carne e ossa la persona con cui aveva stipulato il patto che afferrando la lancia tagliò in due lo Xer’Sai come niente, continuando a sorridere, osservandosi e incredula a ciò, per poi eliminare le altre quattro bestie in pochi secondi, uscendo dal tempio ormai in rovina, osservando il Sole sorridente e felice della buona riuscita dell’accordo.
    <Da quanto non sentivo il calore nella mia pelle…>.
    Esclamò, facendo un profondo respiro ed in seguito scomparì, lasciando il posto a Serq che aveva subito un cambiamento agli occhi e si sentiva diversa da prima, di certo non più stanca.
    Con la lancia in mano si chiese chi fosse la donna e sentì la sua voce dentro la testa, la quale che le disse di essere Sitra, una Mezza Ascesa, informandola che aveva acquisito anche i suoi poteri. Chiese in seguito alla ragazza che cosa avesse intenzione di fare adesso.
    <Beh, salvare qualcuno.> E iniziò il suo cammino con la nuova “collega”.

    Descrizione Fisica

    Anni: 17
    Provenienza: Shurima
    Capelli: neri
    Altezza: 1.73
    Occhi: prima erano castani, ora sono color oro
    E' particolarmente snella e magra, con la pelle di colore, i capelli sono raccolti in una lunga coda di cavallo alta con treccine. I suoi movimenti sono in genere rigidi e impacciati tendendo a muoversi più goffamente se nervosa o imbarazzata. E' indifferente riguardo la scelta dei vestiti, indossandone sempre semplici e di poca fattura non dandogli molta importanza, nemmeno per gioielli, dando un certo valore e indossandoli sempre, gli occhiali da aviatore.

    Segni particolari: le pupille sono simili a quelle di un felino, a forma di rombo e ha dei tratti rossi vicino agli occhi. Ha un ceppo di metallo intorno al collo nascosto da una lunga sciarpa beige e secondo Sitra, è il segno che è di sua proprietà, ma in realtà simbolo dell'accordo tra le due.

    Descrizione Psicologica
    E' silenziosa per lo più delle volte, preferendo rimanere in disparte che cercare di avere una discussione, ma non si fa problemi se c'è bisogno di parlare mostrando una certa sicurezza e apparentemente felice, ma se il discorso a parere suo è inutile e non le interessa, tende ad andarsene inventandosi una scusa. In alcuni casi però, può essere molto timida, sopratutto in situazioni imbarazzanti o quando non sa come comportarsi. In confronto a Sitra, evita quasi sempre di aprire uno scontro ma se può fare qualcosa per aiutare qualcuno o raggiunge il culmine della sopportazione, non esita a combattere. E' molto paziente, sopratutto quando la Mezza Ascesa cerca di farla innervosire ma raggiunto il limite non riesce più a controllarsi iniziando ad insultare pesantemente o attaccando, con i tratti rossi degli occhi che si allargano.  Tiene sempre gli occhiali da aviatore per il seguente motivo che non ama mostrare l'aspetto dei suoi occhi, preoccupandosi di attirare troppa attenzione.

    La Lancia, la Daga e il Globo
    La Lancia è formata da due lame d'acciaio in entrambi i lati, con la punta di un color azzurro cristallino e il lungo manico di metallo tutto d'oro, dove c'è un apposito dispositivo per dividere in due l'arma. Immersa nelle acque miracolose che un tempo era abbondante a Shurima, l'hanno resa più resistente e letale in confronto ad un'arma normale, in grado di tagliare in due una roccia o sopportare un eccessivo peso. Se il ceppo è il simbolo del loro accordo, la lancia è il simbolo del loro legame inscindibile. Usata come arma principale da entrambe, ne sono connesse "per la vita".Se Serq si allontanasse dall'arma (e di conseguenza da Sitra), esse si indebolirebbero, perdendo pian piano le forze e fino a causarne la morte, sopratutto in caso di una distanza troppo eccessiva. La Daga è fatta di un metallo pregiato e molto tagliente, con manico e fodero di colore principalmente nero e alcuni tratti d'oro. Viene utilizzata solo da Serq in casi extremis, essendone la proprietaria ed è l'unico vero oggetto di valore che possiede e conserva con cura. Secondo le storie narrate, si dice che era di un grande soldato del vecchio impero di Shurima, che aveva prestato servizio in poco tempo ma in modo efficiente completando ogni suo compito nelle migliori aspettative, grazie, sempre secondo la storia narrata, alla fidata daga che gli donava poteri mistici al di sopra della conoscenza umana. Il globo invece, l'oggetto che Sitra ha custodito per svariati anni, si narra che ha dentro di se un potere talmente immenso da distruggere un intera nazione o soggiogare le persone e persino esseri sovrannaturali come gli Ascesi, ma in base a chi ne prende il controllo. Una semplice persona, senza doti magiche, non può sfruttarla al meglio e anzi gli si può ritorcere contro, mentre, un mago di grande esperienza può prenderne quasi totalmente il controllo. Secondo alcuni e confermato dalla Mezza Ascesa, dentro di se c'è qualcosa di "vivo" che pochi riescano a "sentire" o addirittura "vedere". Attualmente, non si sa che fine abbia fatto dopo che Sitra l'ha colpito, se ancora integro o meno.

    Daga: http://www.selledelsalento.it/pimages/Spada-Spadino-Pugnale-Daga-Egitto-K073S-extra-big-16532-366.jpg
    Statistiche:

    Forza: 12
    Destrezza: 16
    Costituzione: 10
    Intelligenza: 12
    Saggezza:14


    Ultima modifica di SickAnto il Gio Mag 12, 2016 6:06 pm - modificato 5 volte.
    Sahira
    Sahira


    Messaggi : 51
    Data d'iscrizione : 03.04.16
    Età : 29

    Character sheet
    Vita:
    Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Left_bar_bleue10/10Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Empty_bar_bleue  (10/10)
    Mana:
    Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Left_bar_bleue18/22Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Empty_bar_bleue  (18/22)
    Difesa: 12

    Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare Empty Re: Serq e Sitra - La lancia dai due volti - da approvare

    Messaggio Da Sahira Dom Mag 01, 2016 1:55 pm

    flower Timbro dello Shiny Flowey a te Very Happy

      La data/ora di oggi è Mer Mag 15, 2024 4:04 pm