È pieno pomeriggio, dove il Sole in alto nel cielo irradia la terra arida e senza vita, formata da sole dune di sabbia, tutte simili tra loro in una totale monotonia. In quel deserto dal nome che per molti è sinonimo di morte, vi è una ragazza che prosegue il suo cammino, lasciando le tracce dei stivali marroni tra le sabbie e tenendo stretta tra le mani in maniera goffa la lancia, che sembra quasi intimidita nel tenerla, come se la stessero osservando, nonostante non ci sia nessuno. Beh, non proprio. C'è una voce sente canticchiare dentro la sua testa, un po' per noia, che in seguito si rivolge indirettamente o meno alla ragazza.
<Ho fameee~>
Esclama, con tono dolce ed elegante.
<Ho fameeeee!>
Ripete, stavolta più annoiata.
<Ho. Fa. ME!>
Sempre più insistente e insopportabile che la povera ragazza non può più fare a meno di ignorare, facendo un lungo respiro.
<Sitra, abbi pazienza per favore. Non hai mangiato per secoli, puoi aspettare altre paia di giorni.>
<Ma prima non potevo farlo cara.>
<Un momento...fare...cosa...?>
<Lamentarmi con qualcuno, ovvio.>
<...>
<Senti, quella rinchiusa per svariati secoli non sei tu. E poi ti ricordo chi è quella magnifica e stupenda persona che ti ha salvato da quei mostriciattoli. Quindi, cerca del cibo. È UN ORDINE.>
<Ed io ti ripeto di avere pazienza, non mor-> E proprio in quel momento si sente uno strano lamento all'interno di Serq, era il suo stomaco che brontolava lasciando in imbarazzo la giovane nomade, con lo sguardo rivolto verso il basso.
<Ah ah. Dicevi cara?> Sitra invece la sbeffeggia un po', divertendosi per la situazione. Serq rialza lo sguardo e riprende il cammino, facendo prima un lungo respiro. Passo dopo passo, duna dopo duna, attraversa l'enorme mare di sabbia senza trovare niente di interessante o almeno qualcosa da mettere tra i denti. Nota dopo qualche minuto qualcosa in lontananza e decide di dirigersi per sapere cos'è, ma quando è abbastanza vicina per capirne la forma anticipata da un nauseante odore, comprende che si trova davanti la carcassa del cammello usato come esca per fuggire dai Xer'Sai, ormai vuota e sbranata dalle bestie, dove ci sono rimaste solo le ossa e qualche strato di pelle. Di certo la vista è disgustosa ma lei più che altro sente tristezza nell'osservare la carcassa dell'animale. <Un po' mi sento in colpa.. povera bestia...>
<Hai solo fatto la scelta migliore. A volte si devono fare dei sacrifici e di certo ce ne saranno di più difficili in futuro, rispetto a questo.>
<Sì ma...ti sembra giusto usare una vita per mero egoismo di sopravvivere?>
<Non avevi detto che vuoi salvare qualcuno?> <Sì ma-> <Bene, allora non è stato egoismo il tuo. Su forza, andiamocene da qui, l'aria è irrespirabile e restare qui non ci aiuterà a trovare del mangiare.>
La ragazza rimane in silenzio ad osservare per pochi attimi i resti dell'animale, per poi annuire alla frase di Sitra, sorridendo lievemente sotto la sciarpa.
<Mh, concordo.>
E si rimette in marcia, lasciandosi alle spalle il cadavere della bestia e cercare di uscire da quella terra maledetta.
Passano ore e Serq vede altro tra quella monotonia di sole onde di sabbia, rovine di un'antica città ormai senza vita che una volta la circondava.
<Un'altra tomba di migliaia di morti...>
Esclama Sitra, con un leggero velo di tristezza e al solo vedere queste rovine i suoi ricordi riaffiorano, perdendosi fra di essi, lasciando Serq un po' confusa, non sapendo molto sulla Mezza Ascesa e soprattutto senza che le abbia raccontato niente del suo passato.
<Fa strano pensare che qualcuno viveva qui. Però queste rovine vogliano dire che siamo quasi fuori dal Sai. Credo...Tu che ne pensi Sitra?>
Domanda che a sua sfortuna non avrà risposta, con la donna che rimane in silenzio. <Beh, almeno non mi torturerà per un po'. Meglio approfittarsene di questa sua strana calma.>La ragazza decide quindi di prendersi una pausa e inginocchiandosi, posando la lancia per terra e prendendo il suo piccolo quaderno pieno di mappe stellari e architetture varie che ha osservato e disegnato, inizia a sfogliare pagina per pagina nel trovare un foglio vuoto. Infine, alzandosi gli occhiali da aviatore e abbassando la sciarpa beige, inizia con la matita a disegnare ciò che vede all'inizio di quelle rovine: un arco di pietra che probabilmente era l'entrata della città.
<Ho fameee~>
Esclama, con tono dolce ed elegante.
<Ho fameeeee!>
Ripete, stavolta più annoiata.
<Ho. Fa. ME!>
Sempre più insistente e insopportabile che la povera ragazza non può più fare a meno di ignorare, facendo un lungo respiro.
<Sitra, abbi pazienza per favore. Non hai mangiato per secoli, puoi aspettare altre paia di giorni.>
<Ma prima non potevo farlo cara.>
<Un momento...fare...cosa...?>
<Lamentarmi con qualcuno, ovvio.>
<...>
<Senti, quella rinchiusa per svariati secoli non sei tu. E poi ti ricordo chi è quella magnifica e stupenda persona che ti ha salvato da quei mostriciattoli. Quindi, cerca del cibo. È UN ORDINE.>
<Ed io ti ripeto di avere pazienza, non mor-> E proprio in quel momento si sente uno strano lamento all'interno di Serq, era il suo stomaco che brontolava lasciando in imbarazzo la giovane nomade, con lo sguardo rivolto verso il basso.
<Ah ah. Dicevi cara?> Sitra invece la sbeffeggia un po', divertendosi per la situazione. Serq rialza lo sguardo e riprende il cammino, facendo prima un lungo respiro. Passo dopo passo, duna dopo duna, attraversa l'enorme mare di sabbia senza trovare niente di interessante o almeno qualcosa da mettere tra i denti. Nota dopo qualche minuto qualcosa in lontananza e decide di dirigersi per sapere cos'è, ma quando è abbastanza vicina per capirne la forma anticipata da un nauseante odore, comprende che si trova davanti la carcassa del cammello usato come esca per fuggire dai Xer'Sai, ormai vuota e sbranata dalle bestie, dove ci sono rimaste solo le ossa e qualche strato di pelle. Di certo la vista è disgustosa ma lei più che altro sente tristezza nell'osservare la carcassa dell'animale. <Un po' mi sento in colpa.. povera bestia...>
<Hai solo fatto la scelta migliore. A volte si devono fare dei sacrifici e di certo ce ne saranno di più difficili in futuro, rispetto a questo.>
<Sì ma...ti sembra giusto usare una vita per mero egoismo di sopravvivere?>
<Non avevi detto che vuoi salvare qualcuno?> <Sì ma-> <Bene, allora non è stato egoismo il tuo. Su forza, andiamocene da qui, l'aria è irrespirabile e restare qui non ci aiuterà a trovare del mangiare.>
La ragazza rimane in silenzio ad osservare per pochi attimi i resti dell'animale, per poi annuire alla frase di Sitra, sorridendo lievemente sotto la sciarpa.
<Mh, concordo.>
E si rimette in marcia, lasciandosi alle spalle il cadavere della bestia e cercare di uscire da quella terra maledetta.
Passano ore e Serq vede altro tra quella monotonia di sole onde di sabbia, rovine di un'antica città ormai senza vita che una volta la circondava.
<Un'altra tomba di migliaia di morti...>
Esclama Sitra, con un leggero velo di tristezza e al solo vedere queste rovine i suoi ricordi riaffiorano, perdendosi fra di essi, lasciando Serq un po' confusa, non sapendo molto sulla Mezza Ascesa e soprattutto senza che le abbia raccontato niente del suo passato.
<Fa strano pensare che qualcuno viveva qui. Però queste rovine vogliano dire che siamo quasi fuori dal Sai. Credo...Tu che ne pensi Sitra?>
Domanda che a sua sfortuna non avrà risposta, con la donna che rimane in silenzio. <Beh, almeno non mi torturerà per un po'. Meglio approfittarsene di questa sua strana calma.>La ragazza decide quindi di prendersi una pausa e inginocchiandosi, posando la lancia per terra e prendendo il suo piccolo quaderno pieno di mappe stellari e architetture varie che ha osservato e disegnato, inizia a sfogliare pagina per pagina nel trovare un foglio vuoto. Infine, alzandosi gli occhiali da aviatore e abbassando la sciarpa beige, inizia con la matita a disegnare ciò che vede all'inizio di quelle rovine: un arco di pietra che probabilmente era l'entrata della città.